martedì 31 marzo 2015

Vincent Van Gogh a Palazzo Reale

Visto che il 30 Marzo 1853 è nato Vincent Van Gogh ne approfitto per dire 4 parole sulla mostra dedicata a lui a Palazzo Reale e che si è conclusa a metà marzo. Ci sono andata a Febbraio, lo so che è passato un po' di tempo, ma siccome non volevo fare un post con scritto “Oggi sono andata a vedere la mostra di Van Gogh! È stata molto bella e interessante. Punto', ma volevo scrivere un testo più articolato, allora ci ho messo un po' a scrivere e a documentarmi. E sono in ritardo anche sul 30 Marzo visto che è la 1 e mezza del 31 Marzo!
Non pensate che sia chissà che cosa: non sono un'esperta d'arte, anzi, in storia dell'arte ho sempre avuto voti appena sufficienti e le mostre che ho visto si possono contare sulle dita di una mano, però ci tengo a raccontare una domenica mattina che ho passato in compagnia di Van Gogh (di Vincent, visto che firmava le sue opere con il suo nome). 
Non avendo prenotato mi sono alzata 'presto' (una domenica mattina eh!) per essere lì per le 9.30, l'orario di apertura. Vedendo la gente che entrava in palazzo reale mi dico “Bello, c'è ancora poca gente quindi entro subito!” Eh no! Perché arrivata a 2 metri dall'entrata 2 signori tirano la corda per sbarrare l'accesso! E quindi quelli che camminavano 1 metro davanti a me sono entrati subito, invece io sono rimasta lì da sola (vabbè... per 1 minuto! Perché poi sono arrivate altre persone) a iniziare la prima fila della giornata.
'Van Gogh. L'uomo e la terra', il titolo si rifà al tema di EXPO Milano 2015 e si propone di approfondire una delle tematiche più importanti per lui: il rapporto tra l'uomo e la natura che lo circonda.  
Entrando nella mostra si ha la sensazione di entrare in una tenda, perché lo spazio è ricoperto da tela grezza e juta per ricordare il colore e la rusticità della terra.
L'esposizione si apre con un auto ritratto: mi piace perché il volto è molto luminoso! Pensate che in 10 anni si è ritratto 40 volte, più che altro mi sa per la mancanza di soldi per poter pagare dei modelli, ma chissà magari anche perché riguardandosi attraverso i suoi dipinti avrebbe voluto cercare di capire un po' meglio se stesso. In una lettera scrive “la gente dice che è difficile conoscere se stessi, ma è difficile anche dipingere se stessi”. Dipinge questo auto ritratto a Parigi e per quanto riguarda i colori usati si vede l'influenza degli Impressionisti, che ebbe occasione di conoscere anche grazie al fratello Theo che lavorava per una galleria d'arte.
Si continua con i lavori dedicati alla dura vita dei campi. I suoi modelli preferiti sono i contadini (di cui Van Gogh lamentava il fatto che per posare si mettevano il vestito della domenica) che sono rappresentati nelle fasi di aratura, semina e raccolta. 
Oltre ai contadini, c'è il quadro “Testa di pescatore con cappello di tela certa”, “Gregge di pecore con il pastore dopo la tempesta ed i “Boscaioli”. In questa sezione si può vedere la sua evoluzione tecnica: infatti Van Gogh non è un talento naturale, inizia tardi a dipingere ed è un autodidatta, per imparare si affida ai libri! Fra le opere esposte ci sono le sue prime ed incerte 'prove' fatte con il gessetto nero e poi si passa a ritratti dove è sempre più sicuro. In una delle sue lettere scrive al fratello che è sicuro di poter migliorare! La sua materia di studio sono la vita e le mansioni dei contadini e con questi dipinti dimostra la sua vicinanza con gli umili, si immedesima in loro. Non ritrae visi perfetti, anzi sono brutti, con i corpi deformati, perché portano i segni della durezza del loro lavoro. Il realismo è molto crudo, rappresenta la loro sofferenza, la fatica, la loro semplicità e tutto questo è riassunto nel quadro dei mangiatori di patate, del quale è esposta una delle litografie che fece (la definisce “una prova”) e che mandò a Theo, il quale doveva cercare di vendere le sue opere.
Nella mostra le opere sono commentate dallo stesso Vincent tramite le lettere che scriveva a Theo e ai suoi amici. E questo è quello che scrive riguardo al quadro dei mangiatori di patate: “Ho voluto, lavorando, far capire che questa povera gente, che alla luce di una lampada mangia patate servendosi dal piatto con le mani, ha zappato essa stessa la terra dove quelle patate sono cresciute; il quadro, dunque, evoca il lavoro manuale e lascia intendere che quei contadini hanno onestamente meritato di mangiare ciò che mangiano. Ho voluto che facesse pensare a un modo di vivere completamente diverso dal nostro, di noi esseri civili. Non vorrei assolutamente che tutti si limitassero a trovarlo bello o pregevole “. 
Il suo scopo non è rappresentare “l'individuo”, ma una parte della società.
Sa di non fare opere stilisticamente perfette, ma le difende così: “Anche se seguito a produrre opere nelle quali si potranno ritrovare difetti, volendole considerare con occhio critico, esse avranno una vita propria e una ragione d'essere che supereranno i loro difetti, soprattutto per coloro che sapranno apprezzarne il carattere e lo spirito. Non mi lascerò incantare facilmente, come si crede, nonostante tutti i miei errori. So perfettamente quale scopo perseguo; e sono fermamente convinto di essere, nonostante tutto, sulla buona strada, quando voglio dipingere ciò che sento e sento ciò che dipingo, per preoccuparmi di quello che gli altri dicono di me. Tuttavia, a volte questo mi avvelena la vita, e credo che molto probabilmente più d'uno rimpiangerà un giorno quello che ha detto di me e di avermi ricoperto di ostilità e di indifferenza. Io paro i colpi isolandomi, al punto che non vedo letteralmente più nessuno”.
Vincent vuole “disegnare, non una mano, ma il gesto, non una testa matematicamente corretta, ma l’espressione complessiva. La vita, insomma.”
I colori usati in queste opere sono scuri, i colori della terra, e si nota il contrasto con la sezione successiva della mostra che continua con i ritratti: il mio preferito è il ritratto del Signor Roulin, banalmente perché ha una faccia molto simpatica e mi piacciono i colori e i fiori sullo sfondo! Tra l'altro mi sa che era anche una persona buona, perché ho letto che fu una di quelle persone che stette vicino a Vincent quando fu ricoverato.
Mi immagino come dovevano considerarlo le persone: un tipo strano, un po' pazzo e che non sa nemmeno dipingere bene...e oggi le sue opere valgono milioni e milioni! E figurarsi che la madre vendette alcune opere a pochi centesimi!
La quarta sezione è dedicata alle nature morte: la “Natura morta con cappello di paglia” ed i dipinti di nidi che lui cercava per la campagna con l'aiuto dei contadini che lo ospitavano. Molte volte era costretto a studiare oggetti inanimati per sopperire alla mancanza di modelli.  
Seguono la “Natura morta con rose e peonie” (un altro dei miei preferiti, mi piacciono molto il tratto ed i colori dei fiori), Natura morta con statuetta di gesso e libri, la natura morta con patate e la Natura morta con cipolle, che dev'essere stato dipinto di ritorno dal suo ricovero in ospedale conseguente al suo litigio con Gauguin e al fatto che si tagliò l'orecchio (o fu Gaugain che glielo tagliò dopo un litigio?!). In 2 di questi dipinti sono presenti dei libri (perché Van Gogh oltre a scrivere molto, leggeva molto), sarebbe interessante andare a vedere di che autori si tratta! 
Anche se non aveva soldi per pagare dei modelli, dipingere nature morte e paesaggi gli serviva per sperimentare con i colori.
Nella stanza successiva sono raccolte alcune delle 800 lettere che Van Gogh scrisse, delle quali, oltre alla lunghezza, mi hanno colpito l'ordine e la bella grafia.
Passo all'ultima stanza dove ci sono i quadri dedicati ai paesaggi. “La Vigna verde” , “Uliveto con due raccoglitori di olive”, “Sottobosco”, “Sentiero in un parco”, “Veduta di Saintes-Maries-de-la-Mer” e “Paesaggio con covoni di grano e luna che sorge”. I colori che dominano sono il giallo e il blu, anche quando deve dipingere un giardino, non usa un verde vero e proprio, ma il blu di Prussia e il giallo, anche perché non aveva i soldi per comprarsi molti colori e anche per le tele cercava di risparmiare il più possibile ed utilizzare i materiali meno costosi. 


Van Gogh scrive che sente il bisogno di dipingere gli aspetti ricchi e magnifici della natura, perché abbiamo bisogno di umore e felicità, speranza e amore. “Più divento brutto, vecchio, meschino, malato, più mi voglio vendicare creando colori brillanti, ben combinati e risplendenti”. Il mio preferito è il “Paesaggio con covoni di grano e luna che sorge”, mi piace soprattutto la Luna che è così grossa da sembrare il Sole!


Ci sono un po' rimasta male quando ho capito che la mostra terminava qui, allora ho deciso di ritornare indietro per rivedermi tutti i quadri e soffermarmi in special modo su quelli che mi erano piaciuti di più... Quando mi ricapita di rivederli? E poi visto che nell’ultima sala, la gente era molta ed era tutta accalcata di fronte ai quadri  inizialmente non li ho visti bene, quindi ho fatto un altro giro anche per aspettare che il gruppo defluisse.
La cosa che mi è piaciuta di più è stato leggere il fervore delle lettere di Van Gogh, in cui esprimeva le sue idee sull’arte, i suoi stati d’animo, le sue angosce, ma anche le sue gioie e rendermi conto del legame fra Vincent e suo fratello Theo.

Come ultima cosa lascio il link alla canzone di Caparezza “Mica Van Gogh” https://www.youtube.com/watch?v=4x3MIHWLneo e il testo:

Prima, di dare del pazzo a Van Gogh sappi che
lui è terrazzo tu ground floor
prima di dire che era fuori di senno fammi un disegno con
fogli di carta e crayon,
Van Gogh, mica quel tizio la,
ma uno che ha la tua età
libri di Emìle Zola,
Shakespeare nelle corde,
Dickens nelle corde,
Tu, leggi manuali di DVD Recorder.
Lui, trecento lettere, letteratura fine
Tu, centosessanta caratteri, due faccine, fine
Lui, London, Paris, Anverse, tu,
MegaStore, Iper, Multiplex,
Lui, distante ma sa tutto del fratello Teo,
Tu, convivi e non sai nulla del fratello Tuo,
Lui a piedi per i campi, lo stimola,
Tu, rinchiuso con i crampi sul tapis roulant
Bhe, da una prima stima mio caro ragazzo,
dovresti convenire che
Tu sei pazzo!
Mica Van Gogh! Tu tu sei pazzo!
Mica Van Gogh! Tu sei pazzo, Mica Van Gogh,
Tu sei pazzo, Mica Van Gogh,
Van Gogh .
A sedici anni girò tra collezioni d'arte,
tu, sedici anni Yu-gi-oh, collezioni carte,
A vent'anni nel salon del Louvre
e tu nell'Autosalone del Suv, rimani in mutande,
Lui oli su tela, e creò dipinti,
Tu olio su muscoli, e gare di body building.
Lui paesane, modelle, prostitute,
Tu passi le notti nel letto con il computer.
Lui ha talento lo sai,
Tu è un po’ che non l'hai.
Lui scommette su di se,
Tu Poker Online.
Lui esaltato per aver incontrato Gauguin,
Tu esaltato per aver pippato cocaine.
Lui assenzio e poesia,
Tu senza poesia.
Lui ha fede,
Tu ti senti il messia.
Van Gogh, una lama e si taglia l'orecchio,
Io ti sento parlare, sto per fare lo stesso.
Ho il rasoio tra le dita ma non ti ammazzo,
avrò pietà di te perché
Tu sei pazzo!
Mica Van Gogh! Tu tu sei pazzo!
Mica Van Gogh! Tu sei pazzo, Mica Van Gogh .
Spacchi tutto quando fan gol,
fai la coda per lo Smartphone
Tu sei pazzo, Mica Van Gogh,
Tu sei pazzo, Mica Van Gogh,
Ok, Van Gogh mangiava tubi di colore ed altre cose assurde,
Probabilmente meno tossiche del tuo Cheesburger,
Allucinazioni che alterano la vista,
Tu ti fai di funghi ad Amsterdam ma ciò non fa di te un artista,
Tu in fissa con i cellulari,
Lui coi girasoli.
Girare con te è un po’ come quando si gira soli
Colpo di mano cambia il vento come a Rubamazzo,
C'è una novità ragazzo!
Tu non sei più sano,
Tu sei pazzo!
Mica Van Gogh! Tu tu sei pazzo!
Mica Van Gogh! Tu tu sei pazzo!
Mica Van Gogh! Tu sei pazzo, Mica Van Gogh,
Tu sei pazzo, Mica Van Gogh


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